Il punto di svolta: dalla bici rubata alla filiera cinese
Il punto di svolta
Dopo una gara in circuito, mi rubarono la bici.
Una bici top di gamma, pagata una cifra veramente importante.
Nello stesso periodo avevo appena ordinato una bici da cronometro.
E lì mi sono fermato un attimo a riflettere.
Non avevo più voglia di:
- spendere 8–10.000€ per una bici
- sapendo che me l'avrebbero potuta rubare di nuovo o che, peggio, avrei potuto rompere il telaio a causa di una caduta in gara
- sapendo che gran parte di quel prezzo non era legato alle prestazioni
- ma al marchio, al marketing e alla distribuzione
Così mi rivolsi a un artigiano italiano che importava telai dalla Cina, li assemblava e li riverniciava, vendendoli a un prezzo decisamente più onesto.
Le prime bici “cinesi”
La prima bici che acquistai da lui mi sorprese subito.
Le sensazioni erano ottime, al punto che, onestamente, non sentivo alcuna inferiorità rispetto alla bici top di gamma che mi avevano rubato.
Anzi, sotto alcuni aspetti mi sembrava addirittura superiore.
Lo stesso successe con la bici da cronometro, anch’essa di importazione.
Per fare un confronto concreto: sulla mia precedente bici “di marca” da cronometro avevo montato ruote top di gamma, acquistate dagli Stati Uniti, per una spesa complessiva di circa 4.500€ tra prodotto, tasse e importazione.
Decisi di venderle e di acquistare, sempre dallo stesso artigiano, ruote cinesi, sulle quali però montai cuscinetti carboceramici di una nota azienda europea.
Risultato?
La bici da cronometro con telaio cinese e ruote cinesi era nettamente più veloce rispetto alla precedente bici top di gamma.
Ovviamente entravano in gioco molti fattori:
- una posizione aerodinamica migliore
- un manubrio su cui non avevo risparmiato
- protesi, coperture e dettagli tecnici curati
Ma una cosa era chiara:
quella bici non era inferiore.
La prima crepa
Leggendo le schede tecniche dell’artigiano italiano, iniziai però a notare qualcosa che non tornava.
Descriveva quei telai come:
- realizzati interamente in carbonio Toray T1100s
- i più performanti al mondo in galleria del vento
- con caratteristiche tali che, se fossero state replicate da un grande marchio, il solo telaio sarebbe costato 15.000€
Insomma, il solito "italiano" che pur di vendere le spara grosse.
Questa cosa, però, mi fece accendere una lampadina.
Non perché le bici fossero scarse.
Erano davvero ottime.
Ma perché quel racconto non stava in piedi, né dal punto di vista tecnico né strutturale.
La ricerca
Nonostante tutto, continuai a comprare da lui per qualche anno.
Il rapporto qualità/prezzo restava comunque molto vantaggioso.
Tuttavia, a un certo punto decisi di fare una cosa diversa:
capire da dove arrivavano davvero quei telai.
Iniziò così una ricerca che, nel corso dei mesi e poi degli anni, mi portò a:
- studiare la filiera produttiva cinese
- capire il ruolo reale di fabbriche, assemblatori e intermediari
- confrontare dati tecnici reali con dichiarazioni commerciali
Scoprii che:
- l’artigiano moltiplicava per 4 o 5 volte il prezzo del telaio acquistato direttamente in fabbrica
- alcune dichiarazioni sul carbonio erano tecnicamente infattibili
- anche i pesi dichiarati non corrispondevano alla realtà
La conclusione (e l’inizio di questo metodo)
A quel punto presi una decisione netta.
Vendetti tutte le mie bici e acquistai gli stessi modelli, direttamente dalle fabbriche cinesi, senza intermediari.
Con il prezzo di vendita delle bici usate:
- coprii l’acquisto delle nuove
- ottenni anche un piccolo guadagno
- e mi ritrovai con bici identiche, nuove e pagate molto meno
È da qui che nasce tutto il metodo che trovi in questa guida.
Non dall’idea che “la Cina è magica”.
Ma dal capire dove finisce la qualità reale e dove inizia il racconto di venditori, "fuffaguru" e influencer.
Perché ti racconto tutto questo
Non per convincerti.
Ma per dirti una cosa chiara:
Quello che trovi in questa guida non nasce da teorie.
Nasce da errori, verifiche e soldi spesi (e risparmiati).